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Il duomo
La storia del duomo di Castiglione delle Stiviere ha radici lontane nel tempo; la sua importanza è legata alla figura di san Luigi Gonzaga e alla nascita della Croce Rossa.
La chiesa era diventata parrocchiale nella seconda metà del Quattrocento. All’inizio era una semplice cappella sopra la collina che, col passar del tempo, si è sviluppata svolgendo anche la funzione di immagine della comunità castiglionese. La fabbrica precedente a quella attuale era sicuramente ricchissima di storia, d’arte e di cultura, avendo la parrocchiale ottenuto nel 1607 il titolo di Collegiata in seguito alla beatificazione di Luigi Gonzaga, ma le testimonianze rimaste sono davvero molto poche.
Nel 1761 il Capitolo della Collegiata decise un rinnovamento generale dell’edificio anche nelle proporzioni, data la grande importanza che stava assumendo anche in seguito alla canonizzazione di Luigi, avvenuta nel 1726. L’edificio attuale si presenta come un esempio significativo del passaggio dalle forme architettoniche barocche a quelle del neoclassicismo settecentesco, come mostrano la facciata ampia e maestosa, ornata da un’elegante balaustra e da sette statue marmoree, e l’ampio e luminoso interno, a tre navate con dieci cappelle, arricchite da opere di pregevoli artisti quali Pietro Novelli, Camillo Procaccini, Grazio Cossali, Luigi Sigurtà, e i contemporanei Franco Ferlenga, Gino Salvarani, Aldo Rossi.
I titolari della chiesa sono i santi martiri Nazario e Celso, raffigurati assieme a san Luigi nella pala dell’altar maggiore. Numerose sono le testimonianze legate al Santo castiglionese: in questo luogo fu battezzato e ricevette la prima Comunione dalle mani di san Carlo Borromeo, mentre ai piedi dell’attuale presbiterio è sepolta la madre, Marta Tana.
Nell’Ottocento questo edificio religioso fu testimone di uno degli eventi più significativi della storia della solidarietà internazionale. In seguito alla sanguinosa battaglia di Solferino e San Martino (24 giugno 1859), Castiglione fu invasa da migliaia di feriti provenienti dal campo di battaglia. In quell’occasione il duomo si trasformò in un grande centro di soccorso dove i castiglionesi, guidati da don Lorenzo Barzizza, si adoperarono per curare tutti i feriti senza distinzione di nazionalità. Casuale testimone di questa tragedia e della susseguente mirabile pietà popolare fu il ginevrino Henry Dunant, il quale ne trasse ispirazione per istituire, quattro anni dopo in Svizzera, la Croce Rossa Internazionale.
Il museo
Il Museo nasce nel 2017, nell’ambito delle celebrazioni per il 250° anniversario della riedificazione del duomo, ed è costituito da una piccola ma sorprendente raccolta di immagini, architetture, oggetti antichi, elementi devozionali, reperti di liturgie legate al passato ma ricche di fascino storico, preziosi e rari manufatti lignei (molti ancora da restaurare): Arte e Fede in un binomio di grande efficacia comunicativa ed evocativa.
Compongono il Museo opere che vanno dal XVI al XVIII secolo, prelevate dai depositi della parrocchia ed esposte in ordine cronologico, entro due ambienti del complesso architettonico del duomo. La visita consente inoltre di ammirare da vicino altri spazi del tempio, abitualmente non, o scarsamente, visibili.
Nel Cinquecento Castiglione è governata da un ramo cadetto della famiglia Gonzaga ed appartiene alla diocesi di Brescia (è passata in quella di Mantova nel 1784). Nel 1568 nasce il primogenito del marchese Ferrante Gonzaga, Luigi, che sarà proclamato santo e la cui figura segnerà per sempre la storia di questa città.
Le opere cinquecentesche esposte, tutte di altissima qualità, testimoniano la consapevolezza di una committenza colta e aggiornata sulle novità stilistiche del tempo. Si segnalano: il grande Tabernacolo a tribuna in legno intagliato e dorato, databile agli anni ottanta del secolo, il più antico e significativo di questa tipologia tra quelli superstiti nel mantovano, ed un pregevole Crocifisso in legno scolpito e dipinto, attribuito al bresciano Maffeo Olivieri.
Il Seicento vede la presenza di numerose confraternite laicali e l’insediamento nella città dell’ordine dei Gesuiti, chiamati dal principe Francesco Gonzaga, fratello di Luigi che aveva vissuto la sua vocazione religiosa in quell’ordine. Contemporaneamente viene costituito il Collegio delle Vergini di Gesù, congregazione fondata da Cinzia, Olimpia e Gridonia Gonzaga, nipoti di Luigi e Francesco, e la chiesa parrocchiale ottiene la dignità ed il titolo di Collegiata.
Queste presenze danno impulso a nuove committenze con l’arrivo di nuovi artisti, artigiani e costruttori, favorendo così una vivace crescita culturale economica ed edilizia della città Di quel periodo sono esposti, tra le altre opere, quattro sontuosi busti-reliquiario, in legno intagliato, dorato e policromo, commissionati nel 1687 dalla confraternita del Santissimo Sacramento allo scultore Giovanni Battista Pollana. Queste sono al momento le uniche opere documentate e certe dell’importante scultore trentino, il confronto con le quali ha consentito di individuare con fondatezza altre sue opere.
Il Settecento si apre con la caduta (1707) della dinastia Gonzaga di Mantova e di quella di Castiglione, e il principato è governato da commissari imperiali. Nel 1726 il beato Luigi Gonzaga è proclamato santo e nel 1729 patrono mondiale della gioventù. La presenza della Collegiata, dei Gesuiti e delle Vergini di Gesù, con l’impulso dato dalla canonizzazione alla venerazione delle reliquie del santo presenti nel suo santuario, favorisce nuove commissioni e l’arrivo di nuove maestranze qualificate.
Sono di intagliatori lombardi le due maestose ancone lignee esposte nella seconda sala, dove si trova tra le altre opere anche la figura ad altorilievo di una Madonna Addolorata, scolpita da Giovanni Battista Barilli, appartenente all’omonima famiglia di intagliatori che dalla fine del Seicento ebbe bottega a Castiglione. L’espositorio eucaristico per le Quarant’ore, del 1739, altra opera degna di rilievo, fu realizzato da Domenico Ceratelli, appartenente all’importante famiglia di “marangoni e intagliatori”, operante per decenni a Castiglione e in molte località dell’Alto Mantovano e della Bassa Bresciana.
Uno stretto passaggio collega gli ambienti del Museo con l’abside del duomo, dove si ammira il coro ligneo, in radica e legno di noce intagliato, realizzato nella seconda metà del Settecento dall’intagliatore veronese Luigi Pintor. Si accede poi alla grande sagrestia a pianta ottagonale con arredi lignei della bottega dei Ceratelli, e alle pareti i ritratti degli Abati di Castiglione.
Nel 1784 Castiglione delle Stiviere passa dalla giurisdizione della diocesi di Brescia a quella di Mantova.
Visita
Le visite sono solo guidate e sempre su prenotazione al 340 1051530.
Ingresso € 3, comprensivo del catalogo illustrato.
Recapiti
340 1051530
info@museodelduomo.com
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SANTUARIO DI SAN LUIGI GONZAGA
Un sia pur breve soggiorno a Castiglione delle Stiviere – in attesa che si riattivi il prezioso Museo Storico Aloisiano, con sede nel Collegio delle Vergini di Gesù – non può prescindere da una visita nel santuario. Anche per la presenza della venerata reliquia del suo capo, qui è il centro della devozione verso un santo tra i più noti al mondo.
Luigi Gonzaga (1568-1591), primogenito di Ferrante, marchese di Castiglione, rinunciò a succedere al padre per entrare nella Compagnia di Gesù; morì a Roma, contagiato dalla pestilenza contratta assistendo gli ammalati. Beatificato nel 1605 (canonizzato poi nel 1726, e nel 1729 proclamato patrono universale della gioventù), poco dopo il fratello principe Francesco gli eresse questo tempio, opera dell’architetto Luca Bienni; nel secolo successivo Paolo Soratini rifece nelle scenografiche forme attuali il presbiterio e la cupola. Di rilievo i dipinti: lungo la navata, monocromi con la Vita del Santo e, a un altare di destra, una Pietà, da alcuni attribuita al Guercino. All’arco trionfale, affreschi di Giorgio Anselmi rappresentanti la Gloria di San Luigi, e sopra l’altare San Luigi in preghiera, di Antonio Balestra.
Chi da Castiglione delle Stiviere intendesse andare o tornare a Mantova, può seguire un itinerario che tocca siti rilevanti sotto il profilo della fede ma anche della stroria, dell’arte e del paesaggio.
Solferino, chiesa di San Nicola
Dal sagrato la vista spazia sino al lago di Garda; si trova al centro dell’antico castello gonzaghesco, all’esterno del quale sono memorie della battaglia del 1859 (nella torre medievale detta “la spia d’Italia” e col monumento alla Croce Rossa): parliamo della parrocchiale di Solferino. L’austero volto seicentesco si ravviva all’interno con la grande icona russa della Pentecoste, donata alla chiesa in memoria del celebre soprano Maria Callas.
Cavriana, la pieve
In suggestiva posizione, isolata tra i cipressi sull’alto del colle, la pieve di Santa Maria, costruita intorno all’anno 1100, sul piano architettonico dà il meglio di sé nella parte posteriore, con le tre absidi sovrastate dal campanile. All’interno, con resti di affreschi, l’imponente altorilievo gotico della Madonna della misericordia.
Goito, chiesa parrocchiale
Il solenne interno di questa basilica settecentesca trabocca di pregevoli dipinti, seicenteschi (San Francesco e l’angelo, ritenuto di Domenico Fetti; Il trionfo della croce, di Andrea Celesti; Il miracolo di San Martino e San Francesco riceve le stigmate, di Francesco Borgani) e settecenteschi (come la monumentale pala dell’altare maggiore, con La consegna delle chiavi a Pietro, di Giuseppe Bazzani). Raffinato il coro, intarsiato d’avorio, e singolare la copiosa serie di sculture, in marmo e soprattutto in bronzo, realizzate a partire dal 1937 dal mantovano Giuseppe Menozzi su temi religiosi e storici. Tra le altre, in presbiterio il Crocifisso e i giganteschi candelabri, lungo la navata il pulpito, e sulla fronte le tre porte. La chiesa è anche santuario, da quando, in esuberante cornice settecentesca, vi è stata posta l’immagine della Madonna della Salute, un busto rinascimentale in terracotta policroma, rinvenuto tra le antiche mura del borgo.